Il caffè con la “moka napoletana”: storia e funzionamento della cuccumella

Nel mondo del caffè poche cose evocano la tradizione e l’autenticità come la macchina da caffè che nasce a Napoli. Ma qual è la sua storia? E come si chiama la caffettiera in napoletano?

In questo articolo scopriremo le origini e i segreti della “moka napoletana”, dalla sua invenzione alla diffusione in tutto il mondo, e come preparare una tazza di caffè a regola d’arte, proprio come vuole la cultura napoletana.

Cuccumella napoletana: storia e mito della caffettiera simbolo di Napoli

Cuccumella: è questo il nome della tradizionale caffettiera napoletana, tutt’oggi utilizzata da molti cultori e appassionati di caffè per il sapore senza eguali che può dare alla tazzina. 

A Napoli la cultura del caffè deve molto a Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando di Borbone che, nel 1771, introdusse il caffè a Napoli. Si racconta che tutto ebbe inizio durante un ballo tenutosi nella Reggia di Caserta, dove agli ospiti venne servita questa bevanda scura, molto diversa dal caffè che conosciamo oggi. Inizialmente preparato con il metodo turco, il caffè era una bevanda pregiata, un vezzo esotico che all’epoca era riservato solo all’alta e nobile classe napoletana. È con l’invenzione della cuccumella da parte 

di Monsieur Morize che divenne infine una bevanda alla portata di tutte le fasce sociali

Nonostante il nome partenopeo, le origini della cuccumella vanno ricercate a molti chilometri di distanza, precisamente in Francia. Fu qui che, nel 1819, lo stagnaio parigino Jean-Louis Morize perfezionò un suo vecchio brevetto dando vita a una caffettiera ad “inversione”, ideale per preparare il caffè senza ebollizione e senza evaporazione, realizzata dapprima in rame e poi in alluminio. 

Nel giro di pochi anni, trattandosi dell’unico strumento, allora, con cui realizzare un caffè espresso in casa, la cuccumella iniziò a diffondersi rapidamente in tutta Europa e il suo successo fu tale che finì immortalata nelle tele di Matisse e Cézanne, oltre celebrata nelle commedie di Edoardo De Filippo.

Ma perché la cuccumella si chiama proprio così?

L’antenata della moka deve il suo nome al termine latino cucuma, che sta ad indicare il recipiente di rame o terracotta in cui si faceva bollire l’acqua in cucina, poi mediato dal dialetto napoletano in “cucumella”. Oggi, nonostante la moka abbia soppiantato la cuccumella soprattutto per semplicità e facilità d’uso, la caffettiera napoletana resta il simbolo di un rituale antico e lento, vissuto come un autentico momento di convivialità.

Le caratteristiche della cuccumella napoletana

La cuccumella napoletana, o moka napoletana, è leggermente più complessa da utilizzare da un punto di vista tecnico, in quanto è composta da ben cinque parti, collegate tra loro senza alcuna guarnizione. 

Per capire come funziona la moka napoletana, analizziamo le sue componenti:

  • serbatoio del caffè: liscio e di forma cilindrica, raccoglie il caffè in polvere e viene incastrato nel serbatoio dell’acqua;
  • serbatoio dell’acqua: dotato di un manico e di un piccolo foro che permette di capire quando l’acqua arriva a bollore, viene posizionato all’interno del serbatoio del caffè;
  • filtro del caffè: si avvita sopra il filtro del caffè, ovvero quello cavo, per trattenere il caffè filtrato dall’acqua;
  • caffettiera: non troppo diversa dalla moka, è dotata di un doppio manico, uno per ogni serbatoio, e da un beccuccio sul serbatoio inferiore da cui fuoriesce il caffè;
  • coperchio; a differenza della moka, va posizionata sulla caffettiera soltanto una volta svitata dalla coccumella.

Contrariamente alla moka, che utilizza il vapore per creare una pressione tale da spingere il caffè verso l’alto, la cuccumella sfrutta la gravità per l’estrazione del caffè. Il risultato è un caffè dal sapore più intenso e un aroma più ricco e persistente. 

Prima di capire quanta acqua si mette nella caffettiera napoletana, approfondiamo il suo funzionamento. 

Come funziona la caffettiera napoletana?

Nella cuccumella il processo di estrazione del caffè avviene tramite il principio della percolazione: quando l’acqua nel serbatoio inferiore raggiunge il punto di ebollizione, si rovescia la macchina in modo che possa attraversare il caffè macinato. Questo metodo sfrutta esclusivamente la forza di gravità, consentendo all’acqua di farsi strada lentamente attraverso il caffè macinato. Si tratta di un procedimento lento, di circa 5-10 minuti, ma che produce un caffè profumato ed aromatico, meno amaro e con un corpo vellutato.

Vuoi testare la differenza? Ti spieghiamo come realizzare un perfetto caffè con la moka napoletana.

Partiamo dall’inizio: quanta acqua si mette nella caffettiera napoletana? Prendi il primo serbatoio, quello senza il beccuccio, e riempilo fino al livello indicato. Poi versa il caffè macinato nel secondo, evitando di pressarlo troppo, e chiudilo avvitando il filtro. A questo punto, incastra il serbatoio del caffè sopra a quello dell’acqua, posiziona la caffettiera sui due serbatoi, e ponila sul fuoco medio-basso per portare l’acqua ad ebollizione. 

Quando l’acqua arriverà a bollore vedrai l’aria sfiatare da un piccolo buchino posizionato sul serbatoio di quest’ultima. Puoi quindi capovolgere la cuccumella con un movimento rapido e tenendo ben salde entrambe le maniglie, per dar modo all’acqua di percolare attraverso la polvere di caffè. La tua bevanda sarà pronta una volta svuotato il serbatoio dell’acqua. Per mantenerla in caldo, svita il serbatoio con il beccuccio e coprilo con l’apposito coperchio. 

Ottotips, l’artigiano del caffè consiglia…

Quale caffè usare per la cuccumella? Se ti piace il gusto più aromatico opta per un 100% arabica, in alternativa puoi scegliere una miscela di arabica e robusta per ottenere un caffè dalla corposità più rotonda. Trovi queste ed altre opzioni nello store online di Ottolina!

Convidividi questo articolo:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email