Caffè regionali: le varianti più amate, da nord a sud

Nel vasto panorama delle tradizioni culinarie italiane, il caffè occupa un posto di rilievo, intrecciando storie, leggende e rituali che riflettono l’identità e la cultura di ogni regione. Da nord a sud, dalle città storiche alle località costiere, ogni angolo d’Italia offre la propria interpretazione unica.

In questo viaggio ci immergeremo nelle tradizioni dei caffè regionali, esplorando le loro origini, le varianti esistenti e le caratteristiche distintive che li rendono un autentico tesoro dell’enogastronomia italiana. 

Caffè regionali: il caffè napoletano alla nocciola

Quando si fa riferimento al caffè napoletano si pensa subito ad una tazzina corposa e dall’aroma intenso, frutto di una tostatura più lunga e a temperature maggiori e di una miscela che prevede percentuali superiori di Robusta

In pochi però conoscono un’altra specialità della città partenopea: il caffè alla nocciola

Prelibatezza nata nei ruggenti anni ’90 nella provincia di Salerno, ha conquistato rapidamente il cuore degli amanti del caffè, diventando un’icona gustativa della vivace Napoli. Questo delizioso connubio tra il tradizionale espresso o il caffè preparato con la moka e una soffice mousse di nocciole tostate, rappresenta una perfetta fusione tra tradizione e innovazione. Infine, l’aggiunta di un tocco di panna sulla superficie del caffè completa l’esperienza, aggiungendo un ulteriore strato di cremosità e arricchendo il contrasto tra il calore del caffè e la freschezza della panna.

Il fatto che la nocciola sia la protagonista di questa delizia non deve stupire: la storia del caffè napoletano è intrinsecamente legata alla produzione locale di nocciole, in particolare a Giffoni, rinomata per la qualità delle sue nocciole che conferiscono un sapore unico e avvolgente alla crema di nocciola utilizzata nella preparazione di questa bevanda straordinaria.

Caffè regionali: il caffè leccese (Puglia)

Il caffè leccese, ormai diventato un appuntamento imprescindibile per i pugliesi durante l’estate, ha una storia che si intreccia con leggende e tradizioni secolari. Realizzato con espresso e latte di mandorla, viene servito accompagnato da abbondante ghiaccio per contrastare il caldo estivo pugliese. Da allora, la tecnica è rimasta sostanzialmente invariata, anche se sono state sviluppate varianti come il soffiato e lo shakerato, che prevedono l’aggiunta di una morbida crema e offrono ulteriori opzioni ai bevitori. 

Esistono diverse leggende riguardanti la sua origine, ma quelle più accreditate narrano che la bevanda iconica di Lecce abbia preso spunto da un caffè con ghiaccio molto popolare a Valencia nei primi anni del XVII. La ricetta del caffè leccese sarebbe poi approdata a Otranto grazie agli scambi commerciali tra le due città: ciò sarebbe confermato dal fatto che agli inizi dell’Ottocento si consumava caffè caldo con pezzi di ghiaccio e una scorza di limone verde o con della menta. Nel corso del tempo, la tradizione della scorza di limone si è persa, sostituita dal latte di mandorla.

Caffè regionali: il Bicerin (Piemonte)

Il Bicerin, con il suo irresistibile connubio di cioccolato e caffè, è da sempre nel cuore dei cittadini di Torino, tanto da aver deliziato nei secoli illustri personaggi come Camillo Benso Conte di Cavour e lo scrittore Alexandre Dumas.  

Gli ingredienti chiave del Bicerin sono il caffè espresso appena preparato, la cioccolata fatta in casa e la crema di latte (sebbene alcuni preferiscano utilizzare panna montata, la versione originale richiede la crema di latte). Contrariamente alle tradizionali bevande calde, il Bicerin viene servito non in tazza, ma in bicchieri o calici di vetro, permettendo così di ammirarne le sfumature create dalla diversa densità e colore degli ingredienti.

Nel 2001, il Bicerin è stato ufficialmente riconosciuto come “bevanda della tradizione piemontese” con la pubblicazione sul bollettino ufficiale della regione Piemonte, confermando il suo status di icona culinaria della città di Torino.

Caffè regionali: il caffè calabrese

La variante calabrese del caffè non poteva non dare spazio ad una delle eccellenze regionali: la liquirizia. Conosciuta come l’oro nero di Calabria, la liquirizia prodotta principalmente sul versante ionico calabrese è rinomata come la più buona al mondo, tanto da essere esaltata anche in una bollente tazzina di espresso, dove viene addolcita con brandy e zucchero di canna.

Potrebbe sembrare una ricetta all’apparenza semplice, ma richiede un procedimento rigoroso. Si parte macinando la liquirizia in un mortaio, per poi versare lo zucchero di canna in un bicchiere piccolo, al quale si aggiunge il brandy. Successivamente, il barista scalda il tutto utilizzando la lancia vapore. A questo punto, si unisce la liquirizia all’espresso e si beve caldo per apprezzarne pienamente i sapori intensi e avvolgenti.

Caffè regionali: la Moretta di Fano (Marche)

Narra la leggenda, che la versione fanese dell’espresso affondi le sue radici nella tradizione marinara del tardo Ottocento. Originariamente concepita come una bevanda per riscaldare i marinai dopo le lunghe giornate di lavoro in barca, questa delizia era un modo ingegnoso per riciclare i liquori avanzati e per concedersi una pausa rinvigorente.

La caratteristica stratificazione della Moretta, esaltata attraverso tazzine trasparenti, prende forma dopo la Seconda Guerra Mondiale, a seguito della crescente popolarità della macchina espresso. La ricetta tradizionale comprende una miscela di anice, rum e cognac, riscaldati insieme allo zucchero e alla scorza di limone, che conferisce alla bevanda un profumo unico e avvolgente. Questi ingredienti vengono poi uniti all’espresso, creando un mix irresistibile di sapori e aromi.

Caffè regionali: il caffè padovano (Veneto)

Il caffè padovano, conosciuto anche come “caffè Pedrocchi“, dal nome del locale che gli ha dato i natali, è una delle bevande più celebri della città, amato da intellettuali, accademici e studenti fin dal 1800. Al caffè Pedrocchi si riunivano le menti più brillanti dell’epoca: ospiti aristocratici, letterati come Stendhal – che lo menzionava nei suoi scritti – e luminari come Sand, De Musset e D’Annunzio. 

La ricetta storica legata ad Antonio Pedrocchi, ideatore della torrefazione nel 1826, va oltre l’ordinario espresso. La sua creazione distintiva è una deliziosa miscela di espresso con panna, sciroppo alla menta e una spolverata di cacao, che viene aerata con uno shaker. La bevanda viene poi servita in una tazza da cappuccino e senza zucchero, come da tradizione. Fresca e aromaticamente profumata, è particolarmente apprezzata durante le calde giornate estive. Tra le altre specialità da gustare in questo rinomato caffè letterario, vi è lo zabaione Stendhal: una delizia calda servita in tazza, accompagnata da biscotti, che era la preferita dello scrittore francese, habitué storico del locale.

Caffè regionali: il Ponce alla livornese (Toscana)

Il ponce livornese è la variante toscana del celebre punch inglese, nata nella vivace città di Livorno tra Seicento e Settecento, grazie alla significativa presenza della comunità britannica. Rispetto alla ricetta tradizionale, che comprendeva tè, zucchero, cannella, limone e acquavite, il ponce livornese sostituisce il tè o l’acqua bollente con un intenso caffè espresso

Inoltre, al posto del rum delle Antille, poco adatto al sapore robusto del caffè, viene utilizzato il cosiddetto “rum fantasia” o rumme, una creazione locale composta da alcol, zucchero e caramello scuro, talvolta arricchito da un tocco di essenza di rum. Questa bevanda, nel corso degli anni, ha subito varie evoluzioni. 

In passato, la preparazione prevedeva una bollitura iniziale del caffè macinato in una pentola d’acqua, seguita da un processo di filtraggio e infusione, cui veniva aggiunto il rumme o una versione locale del mistrà, un liquore a base di semi di anice verde. La versione moderna del ponce livornese, consolidata dagli anni Cinquanta, vede l’aggiunta di una scorza di limone che conferisce una piacevole nota agrumata alla bevanda.  

Ottotips, l’artigiano del caffè consiglia…

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